Banche, oltre agli annunci, proposte per aiutare famiglie ed imprese

L'assemblea dei soci di Unicredit ha deliberato un ulteriore riacquisto di un milione di euro di proprie azioni, avendo ricevuto ad agosto scorso l'autorizzazione dalla BCE.

L'operazione di buyback segue quella già perfezionata il luglio scorso di 1,6 miliardi di euro e dopo aver distribuito un dividendo ai soci per un ammontare di 1.540 milioni di euro.

Analoga operazione era stata fatta da Banca Intesa SanPaolo, che ha distribuito utili per 1.633 milioni di euro rispetto agli 850 del 2021 e poi addirittura si è ricomprato 51 milioni di proprie azioni, raggiungendo con l'acquisto di complessivi 430 milioni di azioni, pari a 738 milioni di euro, circa il in 2,6% ed è in campo per arrivare a 3,4 miliardi del proprio capitale sociale.

In effetti tutti gli istituti di credito hanno conseguito alti profitti dai quali è derivata una remunerazione del capitale con dividendi ai soci a livello record.

Ora, sopratutto le grandi banche hanno lanciato vistose campagne di stampa per far conoscere al mondo intero la loro disponibilità a “dare nuova finanza”; “a sospendere il pagamento delle rate dei finanziamenti”; “a rateizzare a tasso zero gli importi per acquisti ed utenze”.

Tutti questi interventi creditizi, però, richiedono tempi lunghi per le istruttorie (lo sanno bene i clienti che si recano in banca per questo tipo di pratiche) ed invece occorre correre ai ripari immediatamente al di là degli annunci roboanti ed allora ci permettiamo di fare qualche proposta che potrebbe affrontare immediatamente la situazione di disagio e difficoltà di imprenditori e famiglie.

Come noto, le spese dei conti correnti, in questi ultimi tempi, sono ulteriormente lievitate: il conto tradizionale di una famiglia utilizzato presso gli sportelli della banca arriva a superare i 200 euro, mentre il costo di un conto “on line” ha un costo della metà e cioè quasi 53 euro.

Inoltre un altro balzello è rappresentato dalla commissione unitaria di istruttoria veloce (CIV), applicata sugli sconfinamenti e sugli scoperti di conto corrente transitori, che è cresciuta e, come è diminuita la quota di clienti esentati dalla MDF (Messa a disposizione dei fondi) che è passata dal 42 al 36 per cento.

Questo significa che gli istituti bancari si sono fatti pagare da un numero più consistente di clienti le commissioni, piuttosto che sostenerli in questa fase di emergenza. In pratica si è verificato che il cliente ha diminuito l'utilizzo dei servizi, ma le banche aumentando le spese fisse si sono rimangiate il sacrificio.

Gli aumenti non sono quindi dovuti a maggiori servizi ma a più recuperi di ricavi

Famiglie ed imprese cioè hanno pensato di risparmiare riducendo il ricorso alla banca che invece ha aumentato le spese fisse.

Inoltre, la spesa per il pagamento dell’imposta di bollo è stata di 17 euro. Occorrerebbe, pertanto, anche qui, un intervento dello Stato, per ridurre la pressione fiscale.

Anche la commissione di istruttoria veloce (CIV) (che venne introdotta allorché fu eliminato il cosiddetto Massimo scoperto) è cresciuta. Il che significa che il cliente viene bastonato proprio quando ne ha più bisogno.

Poi, si è aggiunto anche un incremento dei tassi applicati sugli sconfinamenti di conto transitori.

Anche i tassi applicati sugli affidamenti regolarmente autorizzati, peraltro, sono cresciuti.

Di contro la remunerazione dei depositi è ancora pressoché nullo, nonostante la BCE abbia aumentato il costo del denaro. Quindi il cliente, da un canto, non guadagna nulla sulle proprie giacenze, dall'altro paga spese, commissioni ed interessi debitori sempre più pesanti.

Pertanto basterebbe che tutti gli istituti, al di là di tutti gli annunci, ridimensionassero tutte queste voci per sostenere seriamente la vita difficile di famiglie ed imprese accrescendone la resilienza e la capacità di affrontare questa drammatica congiuntura.

 

Riccardo Pedrizzi