Candidati a sindaco – Manco fosse la ricerca del Santo Gral

Il Santo Gral, secondo la tradizione cattolica, era la coppa con la quale Gesù Cristo celebrò l'ultima cena e nella quale fu raccolto il suo sangue da Giuseppe d'Arimatea dopo la crocifissione. Durante il Medio evo divenne simbolo di saggezza, di tesori spirituali e di grazie, per cui molti cavalieri cristiani si misero alla sua ricerca e si impegnarono a trovare questo simbolo – anche esoterico – per raggiungere santità e perfezione. In pratica dedicarono la propria vita “a fare l'impresa”.

Scherzi a parte, anche oggi, è diventata una vera e propria “impresa” trovare un candidato a sindaco da parte dei partiti politici.

E' una vera e propria “missione impossibile” e non solo per le grandi città. La vera e propria caccia è proseguita per mesi e non solo nelle grandi città.

In alcune si continua a brancolare nel buio a causa delle mancate intese sui nomi, dei veti incrociati, che hanno indotto alla rinuncia e messo fuori gioco i possibili candidati più presentabili.

Ma perché per fare il sindaco in Italia è diventata una missione impossibile? Se lo sono chiesto in questi ultimi mesi politici, commentatori, sociologi e politologi, individuando alcune cause: innanzitutto i limitati poteri dei primi cittadini che non incidono sulla vita della propria comunità; poi le innumerevoli ed eccessive responsabilità a cui è esposto ogni sindaco; infine si tratta di un'occupazione a tempo pieno, per giunta sottopagato, che scoraggia, manager, alti dirigenti e professionisti di valore e con un buon reddito.

A questi fattori obbiettivi ed ineludibili si aggiunga la crisi, il declino della politica, il crollo della sua credibilità e della sua affidabilità dopo la scomparsa dei partiti, delle scuole di formazione, di dirigenti che abbiano seguito un cursus honorum adeguato. Per cui anche se i capi dei partiti sostengono di aver una nuova classe dirigente, sembra proprio che a livello locale nei loro ranghi uomini e donne politiche di rilievo non ne esistono con un radicamento cittadino forte, con un curriculum rispettabile, con una rete di conoscenze che travalichi ambiti settoriali e professionali.

A seguito di questa vera e propria decadenza, sopratutto della cultura politica, si è imposto il modello delle candidature della cosiddetta società civile. Ma sono proprio queste, dopo la stagione della Seconda repubblica che all'inizio aveva visto l'ingresso in politica di grandi professionisti, generali delle varie armi, manager di grande aziende, docenti universitari di prestigiose università, ecc. ecc., che mancano a causa dei fattori che elencavo all'inizio. “Chi me lo fa fare” se guadagno poco, se sono impegnatissimo a tempo pieno, che mi costringe a lasciare una professione gratificante sotto ogni punto di vista, se la carica non mi consente di contribuire al benessere della mia gente, ma mi espone a denunce ed avvisi di garanzia e, nello stesso tempo, non ho più il prestigio del passato, sono nel mirino della gente più insoddisfatta e spesso più incompetente... e tanto altro. Basta leggere la lettera – appello – che il Presidente dell'ANCI (l'associazione che raccoglie tutti i sindaci d'Italia), Antonio Decaro, primo cittadino di Bari, ha indirizzato a tutti i non candidati per vedere elencati tutte le ragioni del fenomeno del rifiuto a candidarsi: “Perché vi hanno detto che ogni firma che metterete in calce a un provvedimento è un potenziale avviso di garanzia; e che se un ospedale non funziona, se aumentano gli scippi, se la gente getta i rifiuti per strada, se piove, se fa troppo caldo, se la squadra cittadina retrocede è sempre e solo colpa del sindaco”.

 

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Riccardo Pedrizzi