Case, la marcia indietro dell'Europa. Forse in base al principio di sussidiarietà

Prima delle ultime festività natalizie, era stata presentata la proposta per la nuova versione della direttiva sul Rendimento energetico dell'edilizia (Energy performance building directive, Epbd). Lo scopo era di intervenire sul patrimonio edilizio europeo per il rinnovamento energetico degli edifici, fissando “l'obiettivo zero” per il 2050. La proposta della Commissione, come si poteva rilevare dal testo stesso era molto diversa rispetto alle bozze che erano circolate precedentemente secondo le quali dal 2027 sarebbe scattato il blocco totale di vendite e di affitti per le case più inquinanti. Quelle per intenderci in classe G (la classe energetica inferiore).

“Permettetemi di affrontare alcune delle preoccupazioni specifiche che abbiamo visto negli ultimi giorni. Bruxelles non vi dirà che non potete vendere la vostra casa se non è ristrutturata, e nessun burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata”, - disse in conferenza stampa (prima di Natale) il vicepresidente esecutivo della Commissione europea nonché commissario europeo per il clima e il Green deal europeo, Frans Timmermans, “Il patrimonio culturale è protetto” - precisò - ...“e le case estive possono essere esentate. La nostra proposta non contiene alcun divieto di vendita o affitto per gli edifici che saranno classificati nella classe G. La proposta è lasciare agli Stati membri la libertà di decidere come far rispettare gli standard minimi. Ciò già accade con successo in vari Stati membri”... “Da questa esperienze” - continuò Timmermans - ...“ogni Stato potrà trarre le lezioni necessarie per applicare nella maniera più giusta ed efficace la nostra proposta”... “Un sostegno finanziario è e sarà sicuramente necessario. In molti casi si potrà ottenere un sostegno dal governo italiano o dall'Unione europea per aumentare il valore della propria casa e ridurre la propria bolletta energetica. Ci vogliono sforzi” - concluse il Commissario per il clima - ...“ma sicuramente ne vale la pena....”.

Il Vicepresidente della Commissione europea cosi chiudeva la polemica sulla casa per le norme inizialmente incluse nel secondo pacchetto clima dell'anno che tagliava entro il 2030 il 55% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, certificando la marcia indietro fatta da Bruxelles rispetto a una prima bozza del documento dove si paventava che dal 2030 per vendere un immobile, il proprietario fosse obbligato a compiere interventi di riqualificazione energetica. Ora, invece, ci sarà l'introduzione graduale di requisiti minimi di efficienza energetica, come già accade in Paesi come Francia e Olanda.

Con l'esclusione delle case di vacanza e dei palazzi storici, gli Stati membri saranno chiamati a identificare il 15% del parco immobiliare più problematico, che sarà comunque classificato come G, e a promuovere politiche per la sua riqualificazione.

Per gli edifici pubblici le scadenze sono state fissate rispettivamente al 2027 e al 2030.

Finalmente anche tra qualche esponente della UE si incomincia a fare strada “il principio di sussidiarietà”.

Come si ricorderà molte associazioni di proprietari di immobili con comunicati stampa ed interventi presso i parlamentari italiani avevano lanciato un grido di allarme fin dall'estate dell'anno scorso allorquando ci si accorse che sia nelle raccomandazioni (Country Recommendation) inviate dalla Commissione Europea all'Italia che nello stesso Recovery Plan, a pagina 25, veniva richiesto proprio "la riforma dei valori catastali non aggiornata" e "la revisione delle agevolazioni fiscali". E poi ancora ad inizio del mese di dicembre scorso si denunciava che la nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, con la quale, di fatto, si procedeva ad una sorta di esproprio ecologista degli immobili ‘non a norma’, era l’ennesima misura bizzarra della Ue e un altro colpo micidiale al mercato e al patrimonio immobiliare degli italiani. Legare l’efficienza energetica degli immobili a un divieto di vendita o affittare gli immobili era una misura inutile quanto penalizzante ed andava nella direzione opposta a quei provvedimenti di incentivazione e sostegno che le associazioni chiedevano da anni al governo e alle istituzioni Ue sul fronte del giusto e doveroso processo di efficientamento energetico degli immobili. Non saranno minacce o espropri – concludevano le associazioni di categoria - a risolvere la questione che in Italia riguarda milioni di proprietari immobiliari, che da oggi vedono la Ue come una minaccia per le proprie case”.

L'aspetto positivo di questa marcia indietro dell'Europa – ma non è la prima, se si pensa alla stessa figuraccia fatta in occasione del Natale quando la Commissione dovette rimangiarsi il divieto di pronunciare negli auguri "il Santo Natale" – è che forse a Bruxelles stiano imparando a tener conto del principio di sussidiarietà in base al quale, per certe questioni, la competenza resta agli Stati Nazionali e l'Unione Europea ne deve solo prendere atto e riconoscere la sovranità dei popoli.

 

Riccardo Pedrizzi

(Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato 2001 - 2006)