Contro la glaciazione demografica

E' un segnale forte quello che ha lanciato Giorgia Meloni modificando la denominazione del ministero affidato all'amica Eugenia Roccella (un nome, una storia, una garanzia dopo le “acrobazie” del predecessore Bonetti che si dichiarava cattolica e flertava con vertici della Chiesa e poi varava in “articulo mortis” del governo Draghi un regolamento per la strategia (2022 – 2025 pro lgbt) da “Ministero della Famiglia e le Pari Opportunità” a “Ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità”. E poi il chiaro riferimento all'intenzione di introdurre il cosiddetto “quoziente familiare”, che agevolando fiscalmente famiglia, incentiva anche la natalità nel nostro Paese.

Perché è importante aver aggiunto la natalità tra gli obiettivi di quel ministero che può diventare strategico per tutta l'azione del governo Meloni nell'ambito delle politiche sociali e della famiglia? Perché non più tardi di qualche giorno fa Gian Carlo Blangiardo, presidente dell'Istat, che da anni lancia allarmi sull'inverno demografico che ha investito l'Italia, ha avvertito ancora una volta, nel corso del suo intervento a “Lo dicono i Lincei”, istituzioni e politica che in assenza di correzioni significative il calo della popolazione in Italia porterà a una perdita di 5 milioni di persone nel 2052 e di ben 11 milioni nel 2070.

Ed è significativo che lo scenario disegnato da Blangiardo con Massimo Livi Bacci, accademico dei Lincei e professore di Demografia, venga disegnato a poche ore dal discorso alla Camera dei Deputati del premier Giorgia Meloni, che ha toccato proprio questo tema: “per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel Pil demografico di cui abbiamo bisogno”.

Il presidente del Consiglio (vivaddio di fa chiamare “il presidente” senza adeguarsi al linguaggio politicamente corretto ed al pensiero unico!) sa bene che il vero, l'unico problema da affrontare per salvaguardare veramente l'interesse nazionale è la questione demografica ed il calo vertiginoso della natalità del nostro popolo.

Mai nel dibattito pubblico e nell'azione politica si era trovato una consapevolezza di questo genere, e quando lo si è fatto il cambiamento demografico è stato di fatto tutto e sempre ricondotto solo all'invecchiamento della popolazione. Di degiovanimento non se ne era mai parlato ed anche nella recente campagna elettorale questo tema centrale era mancato del tutto. Bastava prendere in esame i programmi presentati da quasi tutti i partiti e si vedeva che su questi scenari “apocalittici” era difficile rintracciare tracce di un dibattito serio ed approfondito. Solo poche parole, nessuna riflessione approfondita, solo qualche generica proposta che, oltretutto, non faceva intravedere impegni concreti e vincolanti.

Ed invece la Meloni è stata chiara. Il che significa che ha ascoltato e risposto agli appelli disperati di Papa Francesco che da anni richiama gli italiani sull'“inverno demografico” del nostro Paese e li sollecita a fare figli, senza suscitare alcuna eco non solo nell'opinione pubblica ma nemmeno nell'ambito del mondo cattolico e degli stessi movimenti ecclesiali: “Mi viene una preoccupazione vera, almeno qui in Italia: l'inverno demografico, sembra che tanti hanno perso l'illusione di andare avanti con figli, tante coppie preferiscono rimanere senza o con uno figlio soltanto” - ha detto il Santo Padre - . “E' una tragedia"... "Facciamo tutto il possibile per riprendere una coscienza, per vincere questo inverno demografico che va contro le nostre famiglie, la nostra Patria e il nostro futuro". “Oggi la gente non vuole avere figli, almeno uno. E tante coppie non vogliono. Ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli"...

E dunque un cambio di passo delle politiche per la famiglia quello intrapreso da Giorgia Meloni e se le rose fioriranno sarà una pagina del tutto nuova per il nostro Paese.

 

Riccardo Pedrizzi