DDL Zan e Chiesa cattolica

Caro Direttore si è aperto sul Disegno di legge cosiddetto Zan un dibattito quale mai si era visto negli ultimi tempi con due schieramenti contrapposti che vede da una parte, oltre 70 associazioni in rappresentanza di centinaia di migliaia di famiglie che però hanno poca voce nei grandi mezzi di comunicazione dall'altro i grandi mezzi di informazione e della maggior parte delle Tv che fanno da megafoni alle elités dominanti ed ai vip dello spettacolo. Ora voglio anche io offrire qualche spunto di riflessione sul tema, riproponendo ai lettori di “Formiche.net” il Magistero di sempre, ripeto di sempre, della Chiesa cattolica ed offrendo altresì una cartina di tornasole per verificare se esiste ancora nel nostro Paese qualche spazio di libertà di pensiero e di parola. Cioè se posso ancora annunciare il Vangelo senza temere il linciaggio da parte di coloro che pretendono ulteriori protezioni e privilegi con l’approvazione di questo Disegno di legge.
Fin dalle sue origini, la Chiesa non si è limitata a condannare la pratica omosessuale ma ha anche usato tutta la sua influenza affinché le autorità civili adoperassero ogni mezzo legale per evitare il diffondersi di tale peccato contro natura. 
Solo pochi decenni fa, mentre si andava diffondendo una cultura della tolleranza dell’omosessualità, il Magistero della Chiesa ne ha sempre rinnovato la condanna. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha, infatti, pubblicato due documenti – la Dichiarazione Persona humana del 29 dicembre 1975 e la Lettera pastorale del 1° ottobre 1986 – nei quali ha ribadito che è impossibile legittimare in qualsiasi modo una forma di relazione che è totalmente in contrasto col disegno divino e quindi anche con la dignità umana. 
E, ancora, la condanna delle unioni omosessuali è stata ribadita nel Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da san Giovanni Paolo II, in data 15 agosto 1997: «Basandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono infatti contrari alla legge naturale, precludendo all’atto sessuale il dono della vita, e non sono frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. Non possono essere approvati in nessun caso» (n. 2357). 
Successivamente, nel 2000, il Pontificio consiglio per la famiglia nel documento Famiglia, matrimonio e unioni di fatto al n. 16 affermava: «Per quanto riguarda le recenti proposte legislative di equiparare le unioni di fatto, incluse quelle omosessuali, alla famiglia (occorre tener presente che il loro riconoscimento giuridico è il primo passo verso la loro equiparazione), è opportuno ricordare ai parlamentari che essi hanno una seria responsabilità di opporvisi». Ed al n. 23: «Le unioni di fatto tra omosessuali costituiscono una deplorevole distorsione di ciò che dovrebbe essere una comunione di amore e di vita tra un uomo e una donna, in una donazione reciproca aperta alla vita» (Dal Discorso del 16.06.1994 di san Giovanni Paolo II). 
Infine la Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (2003), firmato dal card. Joseph Ratzinger ed approvato da san Giovanni Paolo II, affermava al n. 4: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale». Ed al n. 5 inoltre è scritto: «In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza». 
Dunque per la Chiesa «la legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata a causare l’oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell’istituzione matrimoniale». 
La Chiesa, mentre è Maestra di vita è anche Madre premurosa, e dunque nel condannare le tendenze omosessuali come intrinsecamente disordinate illumina e orienta le coscienze di alcuni suoi figli – a cui si volge sempre con rispetto, carità e delicatezza (cf. CCC 2358) – perché non abbiano a perdere il bene prezioso della comunione con Dio. 
Ora, se io scrivessi o pronunciassi queste verità, inconfutabili non solo per il Magistero di sempre della Chiesa ma per quel diritto naturale che è scolpito nel cuore di ciascuno di noi, a Disegno di Legge Zan approvato («in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere» n. 569) mi sarei certamente assicurato... le patrie galere. O no?


Riccardo Pedrizzi
www.riccardopedrizzi.it