La lettera di Di Maio a “Il Fatto” non è uno scherzo

Sono stato tentato di scrivere al Direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Travaglio per chiedergli conferma che la lettera pubblicata ieri sul suo giornale a firma del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, fosse autentica o se si trattasse di uno scherzo, di un brutto scherzo, visto che i rapporti trai due non sono più idilliaci come nel passato. Non era possibile – mi chiedevo – pur essendo ormai tutti noi abituati alle consuete, quotidiane, sciocchezze del ministro napoletano, ai suoi strafalcioni grammaticali, ai suoi errati riferimenti storici, che avesse scritto una lettera cosi zeppa di errori che qualsiasi maestra elementare avrebbe sottolineato con la matita blu. Mio nipote Riccardo che frequenta la terza elementare usa parole più appropriate, termini più precisi e sopratutto verbi meglio coniugati.

La lettera inizia “Gentile direttore, la seguente perché.... (la seguente cosa?), “con ricostruzioni fuorvianti che con dispiacere ho letto anche dalla sua penna (ho letto dalla sua penna? Sic! cioè la penna farebbe leggere cosa?). E poi prosegue... diceva qualcuno che il dovere dei giornalisti fosse quello di “girare la penna nella piaga” (fosse?! Congiuntivo passato... forse voleva dire “sia”) gli è sfuggita la consecutio temporum (qualcuno spieghi a Di Maio di cosa si tratti e cosa sia la consecutio). E poi “ognuna di queste persone si rivela preziosa per uno scambio di opinioni, sopratutto quando finiamo a discutere con forza perché non la pensiamo allo stesso modo”. Qui ha tradotto “finiamo a discutere” dal napoletano “finimm” oppure dal romanesco “finisce a schifio”. Ancora “il livello di retropensiero che in questi giorni si cela dietro ad ognuno dei miei incontri”. Come scritto significa che gli incontri celano un retropensiero, forse voleva dire che chi ha scritto degli e sugli incontri ha un retro pensiero, dunque non sono gli incontri ad avere un retropensiero come lui scrive.

Ma tant'è, ancora “smentisco categoricamente i contenuti riportati nel retroscena pubblicato su “La Stampa””. Forse voleva esprimere che smentisce “l'insieme di circostanze, condizioni e simili che hanno determinato in modo occulto, i fatti che appaiono pubblicamente, uguale a intrigo, macchinazione, trama (cfr. Enciclopedia Traccani). E poi “il M5S è stato deriso e colpito solo per aver difeso un principio fondamentale che, dopo la tragica morte di 43 persone, a nostro avviso equivale al senso di giustizia”. Un principio non equivale al senso di giustizia semmai si difende per senso di giustizia.

Infine “Ho forse peccato per essermi palesato prima delle 21? Me ne dispiaccio...”. “Palesato cioè non si era rivelato, manifestato, svelato che si usa per intenzioni, sentimenti, desideri ecc. ecc. (cfr. sempre la Treccani). Per concludere in bellezza “al rientro ho effettuato un punto sull'incontro tenuto ieri pomeriggio con il presidente della Camera”. Capite? ha effettuato un punto!! Avrebbe voluto dire, il nostro Ministro, che ha relazionato, ma si è limitato a mettere un punto e basta. Qui deve intervenire chi sa tradurre dal vernacolese per capire cosa abbia voluto dire.

Se non si piange ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate, leggendo questa lunga lettera a “Il Fatto Quotidiano”.

Che l'ha pubblicato non per scherzo, ma forse solo per fargli ancora più danno.

Riccardo Pedrizzi

www.riccardopedrizzi.it

RASSEGNA STAMPA

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