Legge Regione Lazio sui giochi, luci ed ombre

Il consiglio regionale del Lazio, nella seduta del 27 luglio scorso, ha approvato un Subemendamento alla legge di “assestamento di bilancio“, che ha modificato parzialmente le norme in materia di contrasto al gioco pubblico legale. Come tutti i provvedimenti normativi anche questo votato da una maggioranza trasversale di quasi tutti gli schieramenti politici presenta luci ed ombre ed ha parzialmente perciò soddisfatto una parte della filiera del gioco pubblico legale (anche la semantica ha una propria funzione e serve per attribuire giudizi di valore aprioristicamente), lasciando critici per alcuni aspetti associazioni come la Caritas, che hanno a cuore -come chi scrive del resto- la salute dei nostri concittadini e la tutela dell’ordine pubblico nel nostro territorio. Va detto subito che si tratta di una problematica assai complessa, quindi difficile da normare, che investe sia aspetti economici con ricadute su qualche migliaio di imprese, sull’occupazione di decine di migliaia di addetti, sia aspetti di ordine pubblico e di legalità, sia, infine, aspetti sanitari con il fenomeno della dipendenza patologica del gioco. Il Consiglio, perciò, che mi permetto di suggerire agli operatori del settore, è quello di utilizzare sempre più e per quanto possibile metodologie di carattere scientifico e non affidarsi “a percezioni”, “sentito dire” e sopratutto, di evitare di scrivere ed agire su pregiudizi di tipo ideologici e non sulla scorta di dati di realtà forniti da fonti certe, accademiche, organi di polizia, Guardia di Finanza, Procura Nazionale Antimafia ecc. ecc. Ma andiamo con ordine: innanzitutto la nuova normativa non stravolge -come si è detto- la precedente legge regionale nr 5 del 2013 (“disposizioni per la prevenzione ed il trattamento del gioco d’azzardo patologico“), ma ne razionalizza l’impianto ed elimina la retroattività degli obblighi di distanza (solo nei regimi totalitari le leggi hanno effetto retroattivo) per le attività esistenti, riducendo la distanza da 500 a 250 metri per le nuove sale. I consiglieri regionali del Lazio, da un canto, hanno tenuto conto delle valutazioni fatte sugli effetti fallimentari del distanziamento da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (basterebbe chiedersi se il giocatore patologico preferisca giocare vicino all’asilo del figlio o vicino al luogo di lavoro dove la famiglia e di colleghi lo possono “beccare”,ovvero se preferisca andare lontano dei luoghi frequentati dai propri parenti e dalle proprie amicizie, ecc. ecc.),dall’altro si sono avvalsi delle analisi e delle proposte fatte da tutti gli istituti di ricerca più accreditati (EURISPES, Doxa, ecc.) ma anche della Deliberazione Nr. 24/2021 sul “Fondo per il gioco d’azzardo patologico” della Corte dei Conti. Inoltre hanno fatto riferimento alle normative più recenti che sono state introdotte dalla regione Campania e dalla regione Puglia, peraltro di analogo orientamento politico della Regione Lazio, a seguito delle informazioni fornite da Guardia di Finanza e Procure antimafia. Quindi la regione Lazio non risulta affatto il fanalino di coda nel contrasto alle dipendenze. Al contrario le misure che erano state adottate nel passato erano più rivolte ad una sedicente salvaguardia dei giocatori tutti (che nella maggioranza dei casi non ne hanno bisogno) che non ad un’efficace azione focalizzata su chi non è in grado di gestire il gioco. Da ciò era derivato che l’ attenzione si era spostata dall’effettivo oggetto di interesse -ossia il giocatore affetto da Gap- al fenomeno generico del gioco che di per sé è oggetto neutro e spesso gestibile in modo “non problematico”. La spinta normativa, conseguentemente, non si era concentrata sulla capacità di protezione, recupero e riabilitazione di questo genere di giocatore (che, lo si ricorda, rappresenta attualmente una minoranza della totalità dei giocatori), bensì su una sistematica lotta al Gioco con conseguenze inefficaci o addirittura negative, spesso proprio per quei giocatori che si intendeva proteggere.

All’applicazione di quelle misure proibizionistiche non era corrisposto l’automatica contrazione dei consumi, come accade per le sigarette, infatti, l’effetto è stato lo spostamento verso i canali alternativi di offerta, il cosiddetto effetto ‘sostitutivo”’ . “Emblematico, in tal senso, è il gioco online, il cui aumento esponenziale, anche gestito dalla criminalità, negli ultimi anni ha determinato non solo una diminuzione di introiti per lo Stato, ma anche una fonte per alimentare altri tipi di reati. E’ evidente che in assenza di un’ampia offerta di gioco lecito e regolamentato, una parte della domanda si orienta inevitabilmente verso il gioco clandestino ed illegale. La lotta e il contrasto di tali attività, quindi, oltre che nell’azione repressiva, si realizza anche con un’estensione massima del controllo di legalità e di trasparenza della gestione e dell’organizzazione dei giochi. E non con il divieto di vendita e l’aumento di imposizione fiscale, che sono in sintesi gli strumenti principali delle politiche proibizioniste”.

 

Riccardo Pedrizzi