Massimo Anderson un uomo in piedi


Caro Direttore,
questa volta, però, non sei tu Massimo, il direttore della “nostra” rivista, dopo decenni che l'hai guidata, composta e “creata” nei contenuti, nella grafica, nell'impaginazione, persino nella scelta della gradazione dei colori (“Francesco questo azzurro dei caratteri deve essere più sfumato e delicato” gli sentivi dire al suo più fidato, più assiduo, più vicino, più affezionato collaboratore).
Te ne sei andato senza nemmeno un saluto da parte dei tuoi amici e ci sei stato portato via dalla bufera epidemica creata da un virus arrivato da lontano e che ai nostri giorni ha rappresentato la realizzazione di quella profezia del “pericolo giallo”, del quale fin dalla tua giovinezza avevi paventato la pericolosità.
“La Proprietà edilizia” questa testata che rappresenta migliaia di proprietari di immobili in fondo è stata per un lungo periodo della tua vita la tua voce e il tuo pensiero, l'espressione del tuo bagaglio culturale, sulla cui linea editoriale avevi chiamato a collaborare parlamentari di ogni schieramento politico, persino di contrapposti orientamenti (da Maurizio Gasparri, FI, a Stefano Fassina, Leu, da Mauro Maria Marino, Italia Viva, a Fabio Rampelli, Fdi, a Alessandro Pagano della Lega, tanto per citarne solo qualcuno) coinvolgendo anche molti uomini di cultura che scrivono per le più importanti testate giornalistiche.
In particolare in Federproprietà, che presiedevi con competenza ed entusiasmo, che avevi fatto diventare la principale organizzazione dei piccoli proprietari di case, che avevi diffuso su tutto il territorio nazionale e presentato nelle Commissioni parlamentari, avevi portato il tuo impegno che veniva da lontano, avendo diretto una miriade di testate giornalistiche, che avevano fatto crescere politicamente e culturalmente intere generazioni di giovani negli anni sessanta e settanta del secolo scorso.
Eri fermamente convinto che la difesa della proprietà privata, in generale, della casa, in particolare, rappresentasse il fondamento delle libertà personali di ciascuno di noi per questo la difesa dei piccoli proprietari, che rappresentano l'85% del popolo italiano, ritenevi non si potesse limitare agli aspetti strettamente “sindacali” e “rivendicazionistici”, ma investisse i grandi temi della libertà e della democrazia.
In questa battaglia eri sostenuto dal grande patrimonio del pensiero cattolico, senza mai essere però un clericale “codino”. Il tuo, se posso usare un'espressione molto cara a te ed a chi scrive, era un “cattolicesimo ghibellino” dalla schiena diritta e mai ossequioso alle ingerenze della Chiesa nella vita politica. In particolare di questo patrimonio avevi sposato la concezione della società costituita da corpi intermedi, essendo fortemente convinto che, passata la sbornia ideologica che aveva avvelenato il XX secolo,  sia la persona che le formazioni sociali in cui essa si sviluppa, prima fra tutte la famiglia, hanno diritti che sono anteriori alle leggi positive ed allo Stato, che deve semplicemente prenderne atto, riconoscerli e garantirli in base al cosiddetto “principio di sussidiarietà”, altro caposaldo della dottrina sociale cattolica, in base al quale l'intervento dello Stato nella vita personale, familiare e sociale non può essere né assoluto, né illimitato, né giustificato quando oltrepassi il limite del rispetto dei diritti, delle libertà e delle finalità naturali delle persone e delle comunità umane (i cosiddetti corpi intermedi della società appunto), mentre tale intervento è necessario ed auspicabile ogniqualvolta singoli e gruppi non siano in grado, da soli, di esercitare i propri diritti e di raggiungere i propri obiettivi.
Proprio per questa tua convinzione credevi fortemente nel ruolo importante e fondamentale di Federproprietà, corpo sociale al servizio dei piccoli proprietari di case, che sono diventati tali dopo enormi sacrifici, lavorando sodo, risparmiando e spesso rinunciando a tanti beni spesso essenziali e non solo voluttari.
Noi due ci siamo ritrovati in Federproprietà dopo oltre trent'anni di lontananza ed ancora oggi non ricordo come, perché ed in quale occasione sia avvenuto il nostro riavvicinamento. Forse perché non ci eravamo mai lasciati culturalmente e spiritualmente. Insieme abbiamo ripreso il percorso che è durato oltre un decennio con il medesimo entusiasmo di tanti anni fa, ma attualizzando antiche battaglie alla luce di quei valori che non tramontano mai, convinti che oggi servono impegno e cultura, fede ed esperienza, preparazione e studio, se si vuole contribuire alla rinascita del nostro Paese nel solco della Tradizione e per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Riccardo Pedrizzi
V. Presidente di Federproprietà
www.riccardopedrizzi.it