Un documento al Governo per invitarlo a fare iniziative per la pace


Si è svolto nei giorni scorsi, presso l’Università della Santa Croce, a Roma, la tavola rotonda “E Pace sia!” sul conflitto in Ucraina, sulle proposte di pace, di soluzione, di accordo possibile da proporre al nuovo governo. Il convegno ha visto la partecipazione, tra gli altri, del vescovo ausiliario di Roma Mons. Daniele Libanori, del critico d’arte Vittorio Sgarbi, del presidente del Comitato “Fermare la guerra”, Gianni Alemanno, del senatore Massimiliano Romeo, presidente del gruppo della Lega al Senato e del direttore della rivista “Intervento nella società”, sen. Riccardo Pedrizzi, con le conclusioni affidate al presidente dell’Associazione “Avvocatura in missione”, Egidia Anna Catenaro. L’avvio dei lavori ha visto il vescovo monsignor Daniele Libanori, portare i saluti del Vicario generale del Papa S. Eminenza Angelo De Donatis ed incoraggiare iniziative come quella di “Avvocatura in missione “ che contribuiscono al processo di pace. La tavola rotonda si è conclusa con l’impegno, non solo a sostenere le iniziative di pace del Papa e con l’invito a tutta la comunità cattolica alla mobilitazione contro la guerra, ma soprattutto con la redazione di un documento che sarà inviato al nuovo governo per invitarlo a prendere iniziative che portino ad un cessato il fuoco e poi alla pace L’appello nell’ora presente di Papa Francesco al non arrendersi ‘alla logica della violenza’ e a ‘imboccare la via del dialogo e della pace, corroborato dalle recenti proposte di mediazione del Vaticano formulate da leader mondiali, come il presidente francese Macron, è dunque, nel solco della tradizione bimillenaria della Chiesa e rappresenta oggi un tentativo ancora più determinato di spostare il dibattito dai confini geografici a quelli morali. È l’ora, dunque, di una grande mobilitazione dei Cattolici italiani intorno al Papa, che nasca dal basso e dalle coscienze. È l’ora che chiunque di noi, che ha fede e crede nella pace degli uomini e tra gli uomini non si giri dall’altra parte e non si arrenda a quella logica della violenza a cui il Santo Padre ha chiesto di non rassegnarsi mai. Vittorio Sgarbi ha svolto nel suo intervento una puntuale analisi prima del dettato costituzionale “contro la guerra” e poi dello stato del conflitto in Ucraina. «In guerra ci sono due attori Putin, che è il principale, e Zelensky che non rifiuta la guerra, ma la fa in fase difensiva. Quando tutto sarà finito l'Ucraina sarà un Paese devastato: nella guerra ci sono solamente sconfitti, non vincitori - ha detto Sgarbi -. Io sono contro Putin, ma con la chiesa, con il Papa e con Parolin, ma anche con Berlusconi e Salvini, per cercare di far sì che Putin possa rinunciare a questa dissennata guerra». «Non escludo che Berlusconi possa tentare di risolvere la controversia internazionale andando a parlare con Putin», ha detto Sgarbi che ha aggiunto ricordando che «la nostra unica condizione è la ricerca della pace, ma non significa che dar ragione a Putin, semplicemente dire che l'unica finalità è la pace». «Bisognerebbe chiedere alla Meloni e al ministro degli Esteri, insieme alla chiesa e a Parolin, di perseguire la pace», ha concluso. Un appello a svolgere un ruolo forte nel sostenere le trattative di pace, è stato rivolto dal senatore leghista Romeo a Giorgia Meloni «La Meloni dovrebbe sfruttare questa grande forza del popolo per farsi portavoce di un cessate il fuoco, perché il momento è propizio per un trattato di pace e la chiesa può essere determinante». «Si può essere convintamente atlantisti, ma lavorare per la pace. Questo non significa essere filo putiniani. Il governo italiano si faccia promotore di una conferenza di pace, anche se deve essere una pace con giustizia», ha concluso il senatore leghista. Mentre Gianni Alemanno ha fatto a sua volta riferimento al Santo Padre: “Dopo l’invito di Papa Francesco al dialogo e le risposte positive di Macron e di Putin si apre la prospettiva per una trattativa che deve portare al cessate il fuoco. L’Italia non può rimanere indietro e deve proporsi come un promotore di pace, fa parte della nostra storia e della nostra identità”. “Siamo qui con sentimento di preghiera per tentare di buttare giù un documento da presentare ai nostri governanti. Non pensiamo di fare miracoli, ma vogliamo provarci”, è stata invece la sintesi dell’avvocato Anna Egidia Catenaro, presidente di “Avvocatura in Missione”. Riccardo Pedrizzi