Con Draghi l'Italia cambia passo

Mario Draghi, che, trai vari e prestigiosi incarichi, è stato Direttore generale del Tesoro, ha ricoperto quello di Governatore della Banca d'Italia e di Presidente della Banca Centrale Europea, sta dimostrando immediatamente di essere uomo concreto e del fare, evitando passerelle e sceneggiate del tipo “Stati Generali”, convocati a giugno dello scorso anno dal suo predecessore, Giuseppe Conte, e la cui utilità ed efficacia si rivelò subito nulla, non avendo, non solo prodotto alcun documento conclusivo, ma nemmeno essere riuscito a fare sintesi delle richieste delle varie associazioni di categoria.

Basta pensare che dopo mesi, in occasione della ultima legge di bilancio, tutte le categorie produttive ed i vari corpi sociali si lamentarono di non essere stati né convocati né ascoltati.

Si ricorderà che nei giorni dell’affannosa corsa verso l’approvazione della Legge di Bilancio in Parlamento, sui principali quotidiani italiani apparvero annunci per chiedere al governo e alla maggioranza di ascoltare il loro grido di dolore. Fu tutto un susseguirsi di denunce, appelli e lettere aperte al premier ed al Parlamento affinché non ci si limitasse a timidi interventi di facciata, come i ristori, ma si programmassero le basi economiche per la ripresa del Paese. Chi potette permettersi le inserzioni a pagamento, che costarono decine di migliaia di Euro, in qualche modo almeno si fece sentire, ma tutte le piccole e medie imprese, che non ebbero quella possibilità, restarono in silenzio senza avere interlocutori politici, in una fase così delicata di scelte, fatte in tutta fretta anche per evitare che si arrivasse a un disastroso esercizio provvisorio se non si fosse riuscito ad approvare la legge di Bilancio entro la fine dell'anno.

A che cosa servirono quegli Stati Generali di giugno, voluti dall'ex premier per programmare la ripartenza, se ancora oggi si assiste all’agonia delle imprese?

In quei giorni (tanto per fare qualche esempio), la Fipe e la Fiepet, associazioni che raggruppano bar, sale da gioco, discoteche, pub e locali di tutta Italia, urlarono in un manifesto rivolto al governo il proprio “Basta!” rispetto al caos normativo degli ultimi mesi, che continua a penalizzare le imprese del settore.

Da ricordare anche la lettera-appello al Premier Giuseppe Conte e ai ministri del Turismo, Dario Franceschini, e dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, in cui i principali gruppi alberghieri lamentavano misure di 'ristoro' non adeguate e definivano i provvedimenti previsti 'risibili', in riferimento alla legge di Bilancio e al Piano nazionale “Ripresa e Resilienza” per un settore trainante dell'economia italiana.

Un "appello urgente" dal mondo della scienza e della ricerca per "misure coraggiose" e soprattutto "fondi adeguati" da destinare subito alla ricerca scientifica arrivò anche dalla Fondazione Veronesi:

“è ora di sbloccare nuovi fondi”, era stato il messaggio di ricercatori.

Si trattava di categorie che rappresentano settori trainanti della nostra economia con migliaia di imprese e gli “Stati Generali” dovevano segnare l’inizio di un dialogo tra governo e parti sociali ma, come si è visto, non hanno dato frutti, cosi come i vari Comitati e le decine di task force, che furono create, hanno girato a vuoto ed in maniera autoreferenziale chiusi nei bunker del Palazzo, dimostrando di non sapere cosa accade davvero nel Paese. Ed anche per questo ora non si sa nemmeno che fine abbiano fatto.

A differenza di Conte, invece, il premier incaricato Draghi ha convocato ed ascoltato in poche ore tutte le associazioni delle categorie produttive, i sindacati, il Terzo settore, in pratica tutti i cosiddetti corpi sociali intermedi, che rappresentano l'intera società italiana.

Basta vedere il calendario degli incontri effettuati per rendersi conto che Draghi fa sul serio e non intende perdere tempo. Del resto lo aveva detto già nel suo intervento al Meeting di Rimini del 18 agosto scorso “La ricerca di un senso di direzione richiede una riflessione e che questa riflessione inizi subito”.

Ed ha mantenuto la parola.


Riccardo Pedrizzi

www.riccardopedrizzi.it

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