Coronavirus, giochi e criminalità

Neppure il lockdown ha fermato gli appetiti della criminalità sul settore dei giochi, in particolare su quello online. Lo ha rivelato la Guardia di Finanza e lo ha confermato la Dia (Direzione investigativa antimafia) nell'ultima relazione consegnata al Parlamento il 17 luglio scorso.

Da marzo all'inizio di giugno 2020 infatti la Guardia di Finanza ha cancellato 176 siti internet non autorizzati alla raccolta delle scommesse, dal 2006 a metà giugno 2020 gli indirizzi cancellati sono stati ben 8.886.

Come noto il fatturato globale del settore giochi è passato da 19 miliardi del 2000 agli oltre 110 del 2019. La quota del gioco online del 19% dal 2015 al 33% nel 2019 della raccolta complessiva.

Il volume di giocate illegali (gioco clandestino, riciclaggio ecc. ecc.) sulle scommesse, via web, secondo le stime della Guardia di Finanza, sono di circa 4,5 miliardi nel 2019 rispetto all'1,8 miliardi del 2015.

In particolare le organizzazioni criminali puntano sia sulle reti fisiche (i punti di raccolta), quanto sulle piattaforme con società appositamente costituite operanti sul territorio italiano con la sede legale all'estero. Poi vi sono le “macchinette” (VLT, AWP...) scollegate dal sistema statale gestito da Sogei, che producono cash da riciclare.

Vi è quindi la necessità prioritaria di condurre un'azione di contrasto aperta, costante e senza quartiere a qualsiasi forma di gioco clandestino, illegale o fuori legge, eliminando altresì le ampie zone grigie del gioco legale (che pure esistono e al di la delle cifre fornite di volta in volta dalle varie istituzioni) per tutelare gli interessi dei cittadini e per rafforzare gli interessi dell'erario. Infatti pur tenendo conto della forte oscillazione che presentano le stime sulle cifre del mercato illegale, si può ragionevolmente ritenere che sia ancora oggi equivalente a quello legale.

Ma siamo convinti che l'espansione del gioco clandestino sicuramente si estenderà in questo periodo di pandemia, ove si consideri che il secondo trimestre di quest'anno, cioè il periodo che ha visto la chiusura totale delle attività, ha registrato il crollo del gioco legale da 36.601 milioni del 2019 ai 14.773 milioni dello stesso trimestre del 2020 con un meno 44,5%. Questa debacle viene confermata dal Dott. Marcello Minenna, direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che ha dichiarato che “ci vorranno mesi per tornare alla normalità” per recuperare i ricavi del settore crollati del 50%. Naturalmente questo stato comatoso di tutta la filiera del gioco legale si è riflesso sul gettito dello Stato, infatti le entrate tributarie secondo il MEF sono scese nei primi 5 mesi di quest'anno a 149.731 milioni di euro con una diminuzione di ben 15.300 milioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (-9,3%).

Ed è proprio quando l'economia attraversa stati di crisi cosi profonda che la criminalità si fa avanti per conquistare spazi di mercato, per acquistare imprese in difficoltà, per sostituire l'offerta legale. Ed allora è chiaro che questo tipo di aggressione dovrà essere contrastata non solo attraverso l'attività di repressione, ma anche attraverso un'azione di riordino e di programmazione delle attività del gioco legale rendendo uniformi le normative tra comuni, regioni e Stato, della razionalizzazione ed omogeneizzazione del prelievo fiscale e dalla capillare estensione della rete di distribuzione, in modo da raggiungere un'adeguata copertura dell'intero territorio nazionale.

Siamo consapevoli che l'attenzione sociale al mondo dei giochi si è accresciuta e di converso è cresciuta la richiesta di una regolamentazione trasparente, semplice, efficace, per sostenere, le aziende e gli operatori del settore e per debellare il fenomeno del gioco illegale. Un giocatore tutelato sotto ogni aspetto è un cittadino tutelato: l'assenza di controllo e di repressione dei fenomeni illegali e illeciti espone i giocatori alla criminalità, all'usura e allo sfruttamento anche perché le tecnologie creano, da un canto, nuove opportunità e, dall'altro, aprono nuovi inquietanti scenari. Per questo occorre aumentare la tutela dei giocatori, rendere sostenibili le entrate erariali e, nello stesso tempo, non enfatizzare né tanto meno incentivare la propensione al gioco. L'impegno pubblico a contrastare tali fenomeni, dunque, è la prima garanzia per sviluppare il settore in termini equilibrati e sostenibili. Per tale motivo, la lotta al gioco clandestino deve rappresentare un obbiettivo prioritario, non solo e non tanto per la salvaguardia degli interessi erariali, ma soprattutto per battere l'illegabilità, la criminalità organizzata e tutte le forme di attività che inquinano e rendono poco trasparente il gioco, esponendo i cittadini a rischi, che solo un fermo intervento dell'attività pubblica può scongiurare.

E' evidente che, in assenza di un'ampia offerta di gioco lecito e regolamentato, una parte della domanda si orienta inevitabilmente verso il gioco clandestino ed illegale. La lotta e il contrasto di tali attività, oltre che nell'azione repressiva, si realizza quindi anche con un'estensione massima del controllo di legalità e di trasparenza della gestione e dell'organizzazione dei giochi, e non con il divieto di vendita, l'aumento di imposizione fiscale, ed il rialzo sui prezzi che sono in sintesi gli strumenti principali delle politiche proibizioniste: infatti all'applicazione delle misure non corrisponde l'automatica contrazione dei consumi, come accade per le sigarette: all'aumento di tassazione, infatti, l'effetto è proprio lo spostamento verso i canali alternativi di offerta, il cosiddetto effetto “sostitutivo”.

Emblematico, in tal senso, è il gioco online, il cui aumento esponenziale, anche gestito dalla criminalità, negli ultimi anni ha determinato non solo una diminuzione di introiti per lo Stato, ma anche una fonte per alimentare altri tipi di reati.

Ma non c'è solo la riduzione delle entrate: altro aspetto è quello dell'ordine pubblico. Ed il Decreto Dignità, dello scorso anno, che ha disposto un divieto generalizzato di pubblicità per tutti i giochi pubblici, ha come effetto la conseguenza negativa di distorcere le scelte di consumo, privando i cittadini della possibilità di riconoscere i prodotti legali da quelli illegali.

 

Riccardo Pedrizzi

(Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato 2001 – 2006)

 

RASSEGNA STAMPA

Il Tempo - Crolla il gioco legale - La criminalità fa festa

Quibrianzanews - Il gioco prova a ripartire dopo il Covid-19: ma non è più la stagione del proibizionismo

Blitz Quotidiano - Gioco legale riparte dopo il lockdown, bonus senza deposito e free spins. Non è più la stagione del proibizionismo