Guerra Russia - Ucraina, il ruolo dei cattolici

Continuano a restare inascoltati gli appelli di Papa Francesco sulla pace. E persino associazioni cattoliche si rifiutano di offrirgli sostegno. Eppure Egli resta equidistante non sulle responsabilità morali del conflitto in Ucraina, da attribuire alla Russia senza alcun equivoco o infingimento, ma sulle concause geopolitiche e militari che hanno contribuito a far accendere la scintilla.

Il ruolo dei cattolici in questa terribile guerra di bombe, cibo ed energia potrebbe perciò diventare determinante e trainante, affiancando la diplomazia internazionale. Lo diciamo da settimane.

Laddove la politica e le istituzioni internazionali appaiono ininfluenti, può arrivare il carisma del Pontefice, che, a dispetto di qualche interpretazione superficiale, non si è affatto sottratto al ruolo di mediazione e continua a lavorare assiduamente nell'ambito della diplomazia per provare a creare un canale di pace che consenta alle parti in causa di uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciate. Bergoglio continua ad indirizzare il suo monito a non girarsi dall’altra parte. “Vorrei che rimanga in tutti voi una domanda: cosa faccio io per il popolo ucraino? Prego, mi do da fare, cerco di capire? Ognuno si risponda nel proprio cuore…”, è il monito del Santo Padre, perfettamente consapevole che solo la mobilitazione delle coscienze del mondo cattolico può generare legna da far ardere sul fuoco delle trattative; solo la mobilitazione civile e una soglia altissima di indignazione per ogni vittima di questa sporca guerra può aiutare un’autorità morale e religiosa come il Pontefice a non lasciarsi triturare dai bassi giochi di strategia geopolitica od economica dei blocchi contrapposti.

Proprio per questo non bastano i canali tradizionali della diplomazia, ma gli imprenditori, il “no profit”, il volontariato, i dirigenti cattolici, i fedeli, le parrocchie, devono sostenere le iniziative di pace del Papa con più forza e devono cercare di unire tutta la comunità cattolica nella mobilitazione contro la guerra, uscendo dalla logica paralizzante dei buoni e dei cattivi, come ha sottolineato recentemente lo stesso Pontefice. Purtroppo vediamo invece che la voce che arriva dal mondo cattolico è ancora troppo debole e flebile, pochi – salvo qualche esponente del giornalismo italiano come il Direttore di Avvenire Marco Tarquinio - “urlano dai tetti”, come sarebbe opportuno, necessario ed indispensabile, anche per rivendicare un ruolo che noi cattolici potremmo e dovremmo assumere in questo storico frangente della nostra storia, della storia dell'Europa e della storia del mondo occidentale.

Papa Bergoglio sta sfidando gli steccati ideologici, culturali e perfino religiosi che dividono le due fazioni attuali, si propone come mediatore di un processo di pace della quale la Chiesa nei secoli si è sempre impegnata sia a livello teorico che pratico. L’esempio di Papi che nella storia si sono mossi sul fronte della pace, senza se e senza ma, del resto, è illuminante e deve dare forza ai tentativi di questo Papa.

L’appello dell'ora presente di Papa Bergoglio a non arrendersi “alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi” e a “imboccare la via del dialogo e della pace” è, dunque, nel solco della tradizione bimillenaria della Chiesa. Troppo tempo è già passato invano ed il Santo Padre è dovuto di nuovo intervenire nei giorni scorsi fino a programmare addirittura un suo viaggio a Kiev.

Ecco perché oggi la comunità cristiana di tutto il mondo deve unirsi con orgoglio e a testa alta allo sforzo di questo Pontefice in grado di determinare le sorti del conflitto, ma anche la presa di coscienza collettiva sull’orrore delle armi e della guerra.

“Dobbiamo allontanarci dal normale schema di ‘Cappuccetto rosso’ e del lupo cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto ha detto il Papa.

E’ l’ora dunque di una grande mobilitazione dei cattolici italiani intorno al Papa, che nasca dal basso. E’ l’ora che chiunque di noi, che ha Fede e crede nella pace degli uomini e tra gli uomini, non si giri dall’altra parte e non si arrenda a ciò a cui il Santo Padre ha chiesto di non rassegnarsi mai.

 

Riccardo Pedrizzi