Le opere che promosse la “Rerum Novarum”

L’Enciclica “Rerum Novarum” suscitò un fervore di opere che mai si era verificato nei secoli precedenti. Dopo pochi anni infatti nacquero un po’ dappertutto le società operaie di mutuo soccorso; le Casse Rurali ed Artigiane da due che ne erano nel 1891 in solo sei anni diventarono in Italia 588, aiutando le microimprese di contadini, artigiani e commercianti; nelle campagne si diffusero le leghe contadine. E poi cooperative, ospedali, scuole, banche popolari ovunque nel nostro Paese, ma anche nel resto d’Europa, si diffondevano ad opera del movimento cattolico e sulla scia dell’insegnamento di Leone XIII. Si andava costituendo così una trama solidale di organizzazioni e di iniziative a sostegno dei più deboli, degli operai, dei proletari come si diceva allora. L’Enciclica, da un canto, dunque chiudeva una lunga e tenace opera di preparazione di animazione culturale e sociale, ma dall’altro apriva un’epoca completamente nuova. Basterebbe pensare solamente ai Consorzi agrari ed alla Federconsorzi in Italia. A quello che rappresentano oggi le Banche Popolari e le BCC. L’Enciclica in particolare veniva a concludere tutta una fase di elaborazione teologica, culturale e scientifica che Papa Pecci aveva iniziato con altri importanti e determinanti documenti del suo Magistero: Inscrutabili Dei Consilio del 1878 sui mali sociali. Quod apostolici Muneris del 1878 sul socialismo, il comunismo ed il nichilismo. Arcanum del 1880 sul matrimonio cristiano. Diuturnum del 1881 sul principato politico. Nobilissima Gallorum Gens del 1884 sulle questioni religiose e sull’educazione in Francia. Immortale Dei del 1885 sulla costituzione degli Stati. Libertas del 1888 sulla libertà umana. Sapientiae christianae del 1891 sui doveri dei cittadini cristiani. E dopo la Rerum Novarum della quale abbiamo parlato. Inimica Vis del 1892 sulla massoneria. Graves de communi re del 1901 sull’azione popolare cristiana. Solo le encicliche sociali di questo pontefice sono più di una dozzina.
Il grande Pontefice di Carpineto Romano ebbe un disegno unitario in tutta la sua attività – oggi si direbbe una vera e propria strategia globale – nell’ambito del quale la stessa Rerum Novarum per quanto importantissima, innovativa e profetica, non fu che un passaggio, un tassello di tutto il mosaico. Leone XIII era un Papa già avanti negli anni quando fu eletto al soglio pontificio, il 20 febbraio 1878, quindi a 68 anni, essendo nato nel 1810. Egli che doveva essere perciò un Papa di transizione, invece fu determinante nella sfida alla modernità, scendendo sul suo stesso terreno. Egli creò un Centro studi di eminenti studiosi riuniti nell’Accademia delle Conferenze storico-giuridiche
che avrebbe dovuto approfondire il diritto romano, il diritto civile e il diritto economico, il diritto cioè della società e quello della Chiesa, comparandoli tra loro e traendone il meglio da ciascuno. Promosse una rivista di altissimo livello come Studi e documenti di Storia e di diritto, sulla quale scrivevano i più conosciuti docenti e ricercatori del tempo, cattolici e laici da Camillo Re a Salvatore Talamo, da Ilario Alibrandi a Giuseppe Gatti. Si insegnavano all’Accademia: economia, sociologia, neuropsichiatria forense, diritto cambiario e commerciale e furono introdotte le discipline scientifiche più moderne. Ed al Seminario di Roma si insegnava nientemeno che ipnotismo e medicina legale. Questo fervore di studi portò prima alla stesura dell’Enciclica Aeterni Patris nel 1879, alla cui redazione collaborarono anche il fratello del Papa, Giuseppe Pecci, docente all’Apollinare ed all’Accademia delle Conferenze, sulla riscoperta ed il rilancio della filosofia di San Tommaso. Questa attività portò alla istituzione di nuove cattedre preso il Seminario Maggiore di Roma, come quella di fisica sperimentale. Portò, ancora, alla apertura degli Archivi Vaticani, con l’istituzione di una Scuola di Paleografia e Diplomatica, ed al potenziamento della Biblioteca Vaticana, introdusse perfino l’uso delle conferenze stampa, alle quali partecipavano centinaia e centinaia di giornalisti: ad una del 1879 ne furono presenti altre mille, un numero esorbitante ed impensabile per quei tempi (Questa ed altre notizie sulla "Rerum Novarum" possono essere trovate in "Una luce sul mondo. Dalla "Rerum Novarum" alla "Caritas in veritate" di Riccardo Pedrizzi e Giovanni Scanagatta. Editoriale Pantheon). 
Da quel 1891 con la Rerum Novarum, la Dottrina Sociale della Chiesa si svilupperà, “osservando, giudicando ed agendo”, come ripeteva Pio XI. E tutti i Pontefici, riprendendo la metodologia proprio della Rerum Novarum, hanno sempre denunciato con forza le ingiustizie indipendentemente dalle ideologie, dalle dottrine e dai sistemi economici, che di tempo in tempo si sono andati affermando nel mondo. E proprio in relazione alle cose che non vanno nel mondo, sia nei paesi più liberi e ricchi che in quelli più oppressi e poveri, i Papi con il loro magistero hanno suggerito soluzioni e rimedi, puntando sulla responsabilità personale e andando direttamente al cuore dell’uomo. Cento e più anni fa, in tutta la seconda metà dell’Ottocento vi fu un’aggressione senza precedenti al cristianesimo ed un tentativo di soffocamento culturale compiuto sotto l’egida formale delle libertà civili e all’insegna della religione del progresso. A quella aggressione la comunità ecclesiale ed il mondo cattolico nel suo insieme seppero reagire con un insospettato vigore. Ci fu una straordinaria fioritura di vocazioni religiose e la presenza cattolica nella società si fece più capillare, come abbiamo già ricordato. In quel contesto si collocò il Magistero di Leone XIII che nasceva dalla volontà di risposta a quell’attacco ed offriva una originale e nuova soluzione ai problemi del tempo.
Anche oggi, come centoventi anni fa – sottolineò in un intervento per il centenario della Rerum Novarum, rimasto memorabile ed ancora attualissimo, l’Arcivescovo di Bologna, il Cardinale Giacomo Biffi – noi stiamo assistendo ad “un’aggressione al fatto cristiano di una virulenza senza precedenti” quindi ancora più radicale di quella del secolo XIX. Solo sembra che i cristiani di oggi non se ne avvedano preferendo illudersi di poter, dialogando e confrontandosi, trovare delle impossibili convergenze ad ogni costo sul piano ideologico e culturale. «La cristianità – concluse il Presule – pare credersi evangelica solo perché cita la Sacra scrittura. La comunità ecclesiale si è fatta ricca di parole e povera di capacità d’impegnarsi». «Il mio auspicio è questo: che la commemorazione della Rerum Novarum possa rianimare e risvegliare i cattolici di oggi». è lo stesso auspicio che formuliamo anche noi oggi.

Riccardo Pedrizzi
www.riccardopedrizzi.it