Per le grandi opere e per la difesa delle nostre imprese fare entrare in azione la Cassa Depositi e Prestiti

La proposta intelligente fatta recentemente dall'On.le Adolfo Urso, che riprende peraltro un emendamento al Decreto Rilancio di Sestino Giacomoni, di costituire un Fondo sovrano nell'ambito della Cassa Depositi e Prestiti con la partecipazione dei risparmiatori italiani ed aperto anche alle Fondazioni bancarie risponde ad un'ineludibile esigenza oggi più che mai sentita. E questo progetto ben si sposerebbe con la missione di CDP per la realizzazione di tutte quelle opere pubbliche, necessarie per la modernizzazione del Paese e per raggiungere un livello di infrastrutture che ci avvicini a quello degli Stati europei più sviluppati.

Per raggiungere questo importante obiettivo sarà necessario affrontare e risolvere una serie di difficoltà, prime fra tutte quelle relative alla pianificazione finanziaria, tenendo conto dei vincoli posti dal patto di stabilità e della necessità di attivare lo strumento del project finance per fornire i mezzi finanziari a tale piano.

Occorrerà avere una sommaria stima del fabbisogno finanziario necessario sia per lo sviluppo del sistema infrastrutturale del Paese che tenga conto del valore del complesso delle grandi opere e delle domande di infrastrutture locali avanzate da tempo dai Comuni di grande e medio-piccole dimensioni, sia del presumibile intervento a difesa del nostro apparato industriale.

La copertura di questo ingente fabbisogno finanziario potrà avvenire con il concorso di investitori, quali lo Stato, gli Enti Locali, i Privati, le Banche, le Fondazioni e potrà essere in parte supportata dall'utilizzo di risorse europee.

La parte preponderante del finanziamento dovrà comunque essere organizzazta dallo Stato per il 60/70% dell'ammontare degli investimenti, secondo un modello europeo.

Tali risorse dovranno essere reperite attraverso strumenti di finanza straordinaria, non potendosi fare riferimento al bilancio dello Stato che è sottoposto ai vincoli derivanti dal patto di stabilità e dagli accordi di Maastricht.

Le misure attraverso le quali si può sostenere un piano strategico di questa importanza sono essenzialmente tre:

a) la trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in una banca di investimento dello Stato; b) la adozione di una legge che consenta ai principali operatori economici l'emissione di titoli fondiari per attività di raccolta finanziaria; c) la attrazione di finanza privata e comunitaria verso gli investimenti infrastrutturali ed il Fondo sovrano per la difesa dell'economia nazionale.

Perché la Cassa Depositi e Prestiti possa divenire lo strumento finanziario del Governo occorre realizzare una profonda ed articolata riforma, trasformandola in una vera e propria banca di investimento dello Stato.

Dotata di questa nuova missione, la Cassa Depositi avrà il prioritario ruolo di individuazione delle risorse finanziarie necessarie, al fine di impiegarle per la realizzazione delle opere proposte e delle iniziative necessarie.

b) La stessa Cassa potrà per prima fruire della necessaria legge che consenta la raccolta finanziaria attraverso l'emissione di titoli che, sulla base del sistema tedesco (“pfund brieve”) o francese (obligation foncière), consentano la cartolarizzazione del proprio portafoglio crediti.

Su questo specifico punto sarà necessario instaurare una prima importante attività di collaborazione con il sistema bancario, con le Poste, con le Fondazioni.

c) Si renderà inoltre necessario provvedere ad individuare ulteriori risorse finanziarie aggiuntive, quali quelle derivanti dai fondi UE destinati alle infrastrutture, ed a combinarle, in una attività di ingegneria finanziaria, con quelle dei privati e del sistema finanziario (BEI in primo luogo).

In tale ottica assumono particolare rilievo le risorse finanziarie delle Fondazioni, che potrebbero in parte essere indirizzate in questa direzione.

La riforma della Cassa Depositi dovrebbe essere pertanto uno dei primi passi da compiere, incidendo sull'aspetto legislativo, operativo (garantendo una forte autonomia della nuova Cassa ed assicurando un forte collegamento con i soggetti investitori a controllo pubblico quali Anas, ENEL, Ferrovie, ecc. ecc., anche mediante l'eventuale partecipazione del management della nuova Cassa ai relativi CdA) manageriale (individuando un management che abbia il profilo di un banchiere internazionale in grado di guidare la riforma).

In questo modo la nuova Cassa potrà intraprendere un percorso che la porti a raggiungere rapidamente i primi significativi risultati, quali:

assunzione di un ruolo di riferimento nella gestione finanziaria dei grandi progetti;

acquisizione e selezione di un proprio parco progetti;

costituzione di un sistema di partnership con le banche a livello locale;

definizione di partnership o di collaborazioni con i principali investitori bancari e finanziari internazionali e nazionali interessati ad investire in Italia;

costituzione di un tavolo di lavoro con la UE (e la BEI in particolare), con lo Stato e le Regioni per ottimizzare l'utilizzazione dei finanziamenti comunitari.

Per il raggiungimento degli obiettivi la Cassa, avrà dunque bisogno di darsi una organizzazione che assicuri le principali funzioni di finanziamento, partecipazioni e servizi.

Per rendere più immediata la sua operatività la Cassa potrà nell'immediato servirsi di strutture specializzate, di cui in parte già dispone, da dedicare a compiti specifici e stabilire rapporti di collaborazione con varie unità tecniche costituite presso vari ministeri.

Inoltre la Cassa dovrebbe sviluppare una sostenuta attività di merchant bank destinata alla acquisizione e gestione delle partecipazioni.

In prospettiva i passi successivi dovrebbero prendere in considerazione – ma non appaia un'utopia - anche l'eventuale privatizzazione della stessa Cassa Depositi e Prestiti, dotata di una nuova identità ed orientata verso questa nuova missione.

Riccardo Pedrizzi

www.riccardopedrizzi.it

 

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