Quando la politica non c’è Quindici task force, no anzi sedici

In seguito all’emergenza coronavirus in Italia sono stati attivate diverse “task force”, per un totale di circa 500 consulenti del governo del sottogoverno, di ministri e gabinetti. Si tratta di Comitati Tecnico Scientifici, cabine di regia, gruppi di lavoro, ecc. ecc.

La prima è stata quella insediata dal ministero della Salute il 22 gennaio ed è formata da 18 membri, quando il governo negava ancora l’emergenza sanitaria. Ne fanno parte le direzioni Prevenzioni del ministero, i Nas, l’Iss, medici dello Spallanzani, Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, Aifa, Agenas e consigliere diplomatico.

A febbraio poi è arrivato il comitato tecnico-scientifico, 15 componenti, istituito con decreto del Capo Dipartimento Protezione Civile n. 371 del 5 febbraio 2020. Nove componenti di base, integrati con “qualificati esperti del settore”, che portano il numero complessivo a 15 per ora...

Quindi la cabina di regia Governo, enti locali, parti sociali, che si è riunita finora in videoconferenza alla presenza del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia (oltre 40 componenti).

Poi ci sono le 39 persone che dirigono l’unità operativa con a capo il commissario straordinario Domenico Arcuri, l’addetto alle “mascherine”, per intenderci; ancora i 76 esperti che compongono la task force per l’”Innovazione e della Salute” voluta dalla ministra Paola Pisano, che in origine secondo le intenzioni del ministro competente doveva essere formata da “solo” una decina di scienziati ed il cui numero è andato invece lievitando perché è stato coinvolto il Ministro della Salute, che ha portato un'altra ventina di esperti e perché bisognava bilanciare la esorbitante presenza di Leu, che esprime il ministro di questo dicastero, con i rappresentanti degli altri partiti di maggioranza. Successivamente sono arrivati i 20 specialisti del “Tracciamento” che hanno fatto di questa task force una delle più numerose. Tutti i componenti però si sono impegnati per iscritto ad osservare la riservatezza ed il silenzio su tutti i dati di cui vengono a conoscenza, salvo far sapere che la loro proposta complessiva è quella di “ridurre l'orario di lavoro” a tutti i lavoratori “a salario invariato sostenuto dal contributo dello Stato”. Andiamo Bene! Ancora ci sono i 123 dirigenti che fanno da consulenti alla ministra all’Istruzione Lucia Azzolina, tra cui rappresentanti della Protezione civile, pediatri, referenti territoriali del ministero e degli studenti. Il capo è Patrizio Bianchi, ex rettore dell'Università di Ferrara, noto ultrà progressista antisalviniano, che vorrebbe approfittare del coronavirus per ridisegnare l'intero sistema scolastico.

12 donne sono state chiamate dalla ministra per la Famiglia Elena Bonetti nella sua task force in rosa, senza dimenticare gli 8 esperti, giornalisti e docenti universitari, che compongono l’“Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network”, che non è alla ricerca della varie “bufale”o balle che circolano nella rete, ma che resterà in attività “fino al superamento dell'esigenza epidemiologica” e comunque “per un periodo non inferiore ad un anno”. Il gruppo – viene precisato – non esamina i singoli casi ma vuole fornire solo linee guida per chi naviga in rete e chi produce notizie. Insomma non vuole fare censura o proporre leggi in materia.

Successivamente è stata costituita la task force di Vittorio Colao per la fase 2, che rappresenta un comitato di esperti in materia economica e sociale. È stata istituita con Dpcm 10 aprile 2020 e prevede, oltre a Colao 17, esperti con Arcuri e Borrelli componenti di diritto. Il grande manager che ha l'incarico di far ripartire il Paese dopo l'emergenza, incontra a distanza un gruppo di imprenditori per avere il loro parere e si collega online con Giuseppe Bono di Fincantieri, Ermanno Ferrari per Marelli, Alberto Galassi (Ferretti), Pietro Gorlier (Fca Italia), Antonio Marcegaglia per il gruppo omonimo, Lucia Morcelli (Arcelor Mittal Italia), Giuseppe Pasini (Feralpi), Pietro Salini (Salini Impreglio), Marco Tronchetti Provera (Pirelli) Roberto Vavassori (Brembo). A cui si sono aggiunte 5 donne. A tutti questi grossi personaggi - si dice - siano stati lasciati soli 3 minuti per intervenire, fare proposte e suggerire soluzioni. Sul mancato coinvolgimento del mondo dell'impresa era intervenuto nei giorni precedenti il presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi.

La task force Colao resterà in carica “fino al termine dell'emergenza epidemiologica Covid-19” e non si esclude l'addio del super manager dopo la prima settimana di giugno, perché presentata come decisiva per la fase 2 è poi subito finita nel dimenticatoio insieme a tutte le altre, perché scavalcata dalle Regioni e non ascoltata mai dal Governo.

Questo nuovo gruppo di manager guidato dall'ex amministratore delegato di Vodafone avrebbe dovuto guidare istituzioni, politica e tutti gli altri comitati nella fase della riapertura e della ripresa “sulla via dello sviluppo economico”. Ed invece si avvia alla data di scadenza che, salvo proroga, dovrebbe essere il prossimo 7 giugno senza dare notizia di cosa abbia fatto e quali siano state le proposte suggerite.

Del resto Colao non si è mai mosso da Londra e non è mai riuscito, secondo tutte le notizie che circolano, a stringere rapporti di seria collaborazione con il premier Conte. Forse anche perché erano note le sue riunioni in videoconferenza con i suoi 17 esperti ai quali riservava 3 minuti ciascuno per l'intervento/proposta, ai quali si erano aggiunte in zona cesarini 5 donne dopo le proteste delle femministe di turno, a cominciare da Lilli Gruber per finire alla nota Laura Boldrini che, addirittura, ha presentato un'interrogazione parlamentare raccogliendo “l'indignazione” di molte associazioni come “Fuori Quota” e “Valore D”, non per lamentare le morti eccessive procurate dal coronavirus ma “il ritardo cronico che in Italia sconta la questione di genere, anche in questa emergenza sanitaria”.

Ma le varie suffragette avevano dimenticato che già era arrivata la “squadra” tutta al femminile denominata “Donna per un nuovo Rinascimento”, voluta dalla ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti, come già si accennava prima.

Infine l'ultima ad arrivare, la sedicesima, è la task force preannunciata dal dirigente del MEF Stefano Cappello in una audizione presso la Commissione d'Inchiesta sulle banche presieduta da Carla Ruocco, il quale ha detto che il ministero ha promosso la costituzione di questa task forze informale composta di 35 componenti impegnati nelle misure per la liquidità alle famiglie ed alle imprese ed espressione dei vari ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, di Bankitalia, Abi, Mediocredito Centrale e Sace.

Ma perché - ci siamo chiesti - in Italia tutti questi comitati, queste “task force”, questa pletora di consulenti, scienziati, professoroni mentre in tutti gli altri Paesi del mondo i vari governi si stanno avvalendo di uno, massimo due comitati tecnico – scientifici?

Perché la politica da noi è debole, perché non ce la fa a prendere decisioni, perché non è in grado di prendere decisioni. Perché i singoli ministri sono talmente inadeguati ed impreparati per assumere decisioni e vogliono pararsi il fondo schiena, vogliono precostituirsi delle vie di fuga che consentano loro di giustificarsi, addossando ai tecnici tutte le responsabilità.

Chi ha avuto l'onore ed il privilegio di avere ruoli istituzionali nella Seconda Repubblica, ed ancor più nella Prima, quando erano necessarie “coperture scientifiche e tecniche” a supporto di provvedimenti e di scelte difficili si esponeva personalmente “e ci metteva la faccia”. Era sempre e solo il politico e mai il tecnico, del quale non si conosceva nemmeno il nome, ad assumersi le responsabilità.

I meriti, i demeriti e le colpe e i successi e gli insuccessi erano sempre e solo dei politici e mai dei tecnici, che facevano da supporto. Ad uomini e non a quaquaraquà.

Riccardo Pedrizzi

 

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Il Tempo - Così si è arrivati a 500 consulenti - E i politici se ne lavano le mani