Cattolici Pd condannati all’irrilevanza

A scadenza fissa, puntualmente, o in vista di campagne elettorali, o quando a qualche vecchio professore viene la fregola di costruire in laboratorio un nuovo partito cattolico o dei cattolici di centro, che guardi a sinistra, ovvero per attaccare ambienti e  movimenti non in linea col pensiero unico e con gli orientamenti progressisti, si ripropone la cosiddetta “questione cattolica”. E questa volta nasce il dibattito su questo annoso argomento a seguito di un articolo pubblicato da Andrea Riccardi su“ Il Corriere della sera”. Da qui una serie di articoli e di interventi che affrontano l’argomento per la verità “in punta di fioretto”: “non sono d’accordo con Riccardi, ma condivido quel passaggio”....”concordo su...ma quel che dice però...” e così via. Mai andando al nocciolo della questione, mai dicendo pane al pane e vino al vino. Ma come? parla proprio lui di “irrilevanza del mondo cattolico”, il capo della comunità di Sant’Egidio, colui che rappresenta una delle realtà più potenti nell’ambito del mondo cattolico, che è andato in prima persona al governo e vi ha collocato propri uomini, che inserisce propri rappresentanti nelle liste elettorali del PD, che da anni ha la propria lobby per far nominare cardinali e vescovi, che con il Vaticano opera a livello internazionale e determina la politica dell’immigrazione e dell’accoglienza non solo nel nostro paese. Proprio lui ora parla di “irrilevanza”? Ma di quale “irrilevanza” parla? Non certo della sua capacità di infilarsi nelle stanze dei bottoni ormai accertata fin dai tempi del governo Monti. Probabilmente si riferisce alla incapacità del mondo cattolico di incidere nella società sul piano dei valori: famiglia naturale, fine vita, libertà di educazione, ecc. La verità è che costoro hanno da tempo abdicato a questa difesa, ottenendo un cambio accoglienza e riconoscimenti da parte del salotto buono laicista. Infatti la causa remota, principale della irrilevanza del mondo cattolico sta proprio nelle politiche e negli orientamenti, che vengono da lontano e che possono farsi risalire alla malaugurata cosiddette “scelta religiosa” dell’Azione cattolica. Oltretutto questi ambienti che si rifanno a Sant’Egidio ed alla Scuola di Bologna non perdono occasione per attaccare a posteriori il cosiddetto “ruinismo”, così viene definito in senso dispregiativo, quel progetto culturale, quella politica che nel corso della Seconda Repubblica, sotto la guida di san Giovanni Paolo II e del
Presidente della CEI, Camillo Ruini, con il coordinamento del vescovo Rino Fisichella, riuscì a contrastare efficacemente la deriva laicista e radicale della politica italiana.
La vera causa -diciamo la verità- è la scissione tra fede e vita, tra fede e cultura, tra fede e ragione, tra fede ed opere, tra fede ed impegno politico e sociale e così via, contra la quale si era battuto con forza e determinazione San Giovanni Paolo Secondo e che era iniziata, quella separazione, fin dai tempi dell’introduzione nella nostra legislazione del divorzio e poi della pratica dell’aborto, allorquando una parte del mondo cattolico si schierò sulle posizioni laiciste. Tutto quello che è successo dopo ha dimostrato se fossero giuste e coerenti quelle posizioni. Per tali motivi è facile anche  prevedere che quando i parlamentari indicati da Sant’Egidio nelle liste del Pd dovranno pronunciarsi e votare in parlamento, insieme alla radicale Bonino, su “principi non negoziabili”, continueranno ad essere irrilevanti.

 

Riccardo Pedrizzi